L'arena.it - I Sonohra fanno il pieno di talento e spettacolo

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*~Meg
view post Posted on 18/6/2011, 16:08




I Sonohra fanno il pieno di pubblico e talento
VILLA VENIER. Tutto esaurito con 700 ingressi e tantissime fan arrivate da tutto lo Stivale. «A place for us» segna una nuova maturità artistica dei fratelli Fainello con un'accelerazione verso l'elettronica per «sdoganarsi» dal pop
18/06/2011


Ci sono le cifre al botteghino (se 700 paganti vi sembrano pochi, in questi anni di crisi) e c'è l'affetto dei fan, disposti a fare centinaia di chilometri per ascoltarli (c'erano infatti ragazze e ragazzine provenienti da Napoli, Sanremo, Novara e Lecce).
Ma i Sonohra - in concerto l'altra sera a Villa Venier di Sommacampagna, per la prima data del tour estivo intitolato A place for us che stasera li vede suonare a Vibo Valentia in Calabria - possono essere soddisfatti della loro esibizione soprattutto dal punto di vista artistico.
Ad essere sinceri, i fratelli Luca e Diego Fainello, insieme alla loro band (Andy Eynaud, Pietro Cuppone, Giancarlo Zucchi e Paolo Gialdi al basso) sono avanti, molto avanti, pure troppo rispetto ai loro fan (ok, diciamolo: al 90% hanno spettatrici femminili).
Ma dalla loro parte hanno un modo di fare, una certa classe mista a umiltà e discrezione nel porgere la musica che la statura musicale e la proposta artistica, seppure matura (si parla di rock intriso di blues e funk) non sono certo viste come un ostacolo o come frutto dell'ostentazione di una tecnica strumentale. Insomma, qualsiasi altro musicista che avesse intrattenuto 700 adolescenti o giù di lì con una dose di almeno un'ora di blues e funk, con armonie vocali e assoli di chitarra incendiari, avrebbe ricevuto in cambio una serie di sbadigli e davvero pochi applausi. I Sonohra, invece, si permettono, dopo aver suonato i loro hit in inglese (Let your love show, Who I am) e in italiano (Ama ancora, Baby), di offrire al pubblico un intermezzo blues elettroacustico con il batterista Eynaud al cajon, uno strumento a percussione simile a una scatola di legno.
Interessante anche la commistione con la danza, grazie agli interventi in tre brani del corpo di ballo Soledarte, magari da rivedere su di un palco più grande. Ma la cosa più intrigante è stata la voglia di suonare e sperimentare, con un'accellerazione verso l'elettronica (Who said dei Planet Funk), forse da rodare in alcune parti di raccordo (era la prima volta) ma da elogiare per il tentativo di schiodarsi dal pop de L'amore che altrimenti li costringerebbe a suonare per tutta la vita alla stessa maniera. E alla fine, dopo due ore tirate senza bis, Luca e Diego passano più di un'ora a firmare autografi, dare baci, scambiare battute e strette di mano con le loro fan.

Giulio Brusati

 
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